“La Cantata dei Pastori”, come da tradizione in ogni periodo natalizio, torna in scena a Napoli, con Peppe Barra da ormai quarant’anni protagonista e regista di questo spettacolo da lui anche rivisitato insieme a Paolo Memoli, ispirandosi liberamente all’opera teatrale sacra di Andrea Perrucci. Concepito come testo di teatro gesuitico, scritto espressamente per contrastare la ‘diabolica’ Commedia dell’Arte, “La Cantata dei Pastori” è una storia che racconta le traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme e gli ostacoli che la santa coppia dovrà superare prima di trovare rifugio nella grotta della Natività. Nel difficile viaggio si intrecciano le vicende, tra il comico e il grottesco, di due figure popolari napoletane: Razzullo, scrivano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, barbiere pazzo in fuga per omicidio.
Musicata dalle pregevoli mani di Lino Cannavacciuolo e Roberto de Simone, la nuova versione curata da Peppe Barra riprende il tradizionale canone della commedia sacra, inserendo volutamente spezzoni in dialetto napoletano antico interamente ripresi dal testo originale settecentesco, permettendosi però al contempo delle licenze sui personaggi di Razzullo e Sarchiapone, già presenti nella versione di Perrucci, che si adattano ad un genere di comicità più in linea con le esigenze ed i tempi della commedia napoletana del ‘900. Peppe Barra inserisce infatti una serie di elementi comici che staccano dalla più convenzionale rappresentazione sacra, decidendo di proporre gag comiche, dialoghi con l’orchestra e momenti di improvvisazione che fanno eco al teatro di Scarpetta e dei De Filippo.
Quella che ne scaturisce è una rappresentazione che, oltre alla apprezzatissima performance degli interpreti collocati nello schema più tradizionale della cantata, riesce a far ridere di gusto grazie al ritmo di alcuni intermezzi comici, serratissimo e costruito con un impianto scenico magistrale.
Il valore aggiunto alla rappresentazione di quest’anno è rappresentato dalla stupefacente interpretazione di Rosalia Porcaro, nei panni maschili del brutto e gobbuto Sarchiapone, compagno di viaggio (per caso) del suo conterraneo Razzullo. Tra la Porcaro e Barra si instaura sulla scena un evidente feeling grazie al quale gli interpreti riescono a portare avanti il ritmo di uno spettacolo che alle aspettative del pubblico – l’idea di andare a vedere una sacra rappresentazione della natività, con la tradizionale cantata finale di “Quanno nascette Ninno”, canzone napoletana di metà Settecento – unisce i colpi di scena dei due poveri protagonisti che, perdutisi nel territorio di Betlemme, si troveranno per puro caso ad assistere alla nascita del Cristo.
“Le musiche, in questo attuale allestimento, sono il passe-partout di un impianto drammaturgico dell’opera barocca. Rappresentarla ogni anno è un regalo soprattutto a me stesso e alla mia compagnia, per la gioia di farlo, come una festa in famiglia, per la gioia di quelli che, prima dell’Era televisiva, vedevano la Cantata ogni Natale, e anche per la gioia di quelli che vedono per la prima volta uno spettacolo così tanto amato, tanto rappresentato, portato a memoria di generazione in generazione. Una lettura semplice e attenta, senza dimenticare la recente tradizione popolare, ma senza privilegiarla, per riscoprirne, con la benevolenza del pubblico, l’originaria dignità̀ e la poesia”, dice il regista.
Peppe Barra riesce anche quest’anno a superarsi nel portare in scena un classico rivisitato senza tempo, una rappresentazione in napoletano che riesce a parlare tutte le lingue del mondo, regalando al pubblico uno spettacolo di rara bellezza e di infinita poesia.

- Questo evento è passato.
